Lo psichiatra è meglio dell’esorcista
Garetto Scopacasa era un cittadino di Simbario al quale capitò un giorno di constatare che sua figlia, giovanissima, dava in escandescenze e, senza nessun apparente motivo, si dimenava di qua e di là, urlando e bestemmiando come se uno spirito maligno fosse entrato nel suo corpo e la possedesse impadronendosi di tutte le sue membra. Una vera e propria sciagura per una famiglia onesta e rispettata come la sua. Sentire uscire dalla bocca della figlia parole così indegne, deprecabili imprecazioni contro questo e contro quello e perfino orribili bestemmie era come esporsi al pubblico ludibrio. Per ripararsi il più possibile da quella infame vergogna che non gli faceva prender sonno né la notte né il giorno, Garetto si adoperò in ogni modo per trovare un rimedio. Fu durante una di quelle tante notti insonni che gli venne in mente l’idea di portare la figlia a Serra in occasione della festa di Pentecoste e di aspergerla con l’acqua benedetta del laghetto di Santa Maria. Così pensò e così fece. Era l’anno 1522 e alla presenza di centinaia di persone che erano accorse sul posto per assistere all’evento, proprio in concomitanza con l’arrivo della statua di San Bruno, proveniente in processione dalla Certosa, avvenne il miracolo.
Molti dei presenti hanno riferito che il satanasso, sopraffatto dalla potenza mistica del Santo, abbandonò il corpo dell’indemoniata, facendo volare via come fuscelli i vestiti con cui la malcapitata si copriva. La voce si sparse in un baleno ai quattro venti e da allora in poi, ogni anno, a Pentecoste, in occasione della processione di San Bruno dalla Certosa a Santa Maria, confluivano sulle rive del laghetto decine d’indemoniati, portati lì per invocare l’intervento del Santo. Fu così che San Bruno divenne il Santo protettore degli indemoniati, fama che si portò dietro per molti e molti anni. Fu la scienza, però, ad interferire nello spiritismo, tanto che entrarono in commercio dei farmaci aventi il toccasana di sedare l’indemoniata fino a farla guarire senza aspersione, ma per via naturale, ascrivendo il fenomeno nell’elenco delle malattie appartenenti alla famiglia dell’isterismo. Sigmond Freud fece il resto: per guarire gli indemoniati inventò la psicanalisi. In virtù di tale progresso scientifico oggi non si parla più di persone possedute dal demonio, ma di persone affette da isterismo e guaribili tramite farmaci. San Bruno, pertanto, ha perduto col tempo la sua funzione di protettore degli invasati e chi soffre di questa malattia, già da tempo, prende la via dello psichiatra anziché quella del laghetto di Santa Maria.
Negli anni in cui San Bruno esercitò il compito di guaritore se ne fecero e se ne dissero di tutti i colori. Nell’anno 1600 fu invaso dal demonio addirittura un fratello converso di nome Biagio de Pace. Il poveretto tutto si poteva aspettare meno che il demonio s’impadronisse totalmente di lui nonostante trascorresse in severa penitenza notti intere a pregare rinchiuso nella sua cella. Ci fu all’epoca un’ondata di paura generale. Se il satanasso aveva osato entrare nel corpo di un religioso che era continuamente a contatto col Signore, poteva di certo entrare più facilmente nel corpo di un laico e, soprattutto, in quello di un comune peccatore. Vi furono allora pellegrinaggi a piedi nudi sul viale che porta a Santa Maria; vi furono anche pubbliche flagellazioni e atti di ostentata penitenza da parte di chi si sentiva più a rischio, magari perché gli rimordeva la coscienza per comportamenti poco onesti nei confronti del suo prossimo. La devozione per San Bruno aumentò e gli storici riferiscono che quell’anno fecero buoni affari i venditori di confetti.
Nel 1715 il satanasso entrò nel corpo di una gentil donna, certa Oliva Spani di Catanzaro. La poveretta fu portata a Santa Maria e fu immersa nelle acque del laghetto. Alcuni furono pronti a giurare che il maligno uscì precipitosamente dal corpo della poveretta perché non resistette l’impatto con l’acqua gelida del laghetto. A riprova di tutto questo è stato il fatto che la donna restò completamente nuda davanti agli occhi di tutti i presenti. Infatti dei vestiti che aveva addosso non restò sul posto nemmeno una minima traccia. Li sarà portati via con sé il maligno per ripararsi dal freddo? Nei casi precedenti i vestiti dell’indemoniata venivano trovati sul posto tutti lacerati in quanto non resistevano all’impatto col satanasso che usciva dal corpo con gran violenza. Di certo si è trattato di congetture popolari che sfiorarono il ridicolo. Ma ci fu chi veramente ci credette e, tornando a casa, riferì quanto avvenne ai suoi familiari, che per l’esagerata enfasi del racconto non potettero fare a meno di rimanere sbigottiti.
Nel 1719 toccò ad una certa Angela Rizzi che, dopo essere stata immersa nelle acque del lago, ne uscì totalmente rigenerata. Ma anche in quella occasione è accaduto un fatto strano. Il maligno, uscendo dal corpo dell’invasata, invece di prendere la via dell’inferno, entrò nel corpo di un’altra donna che era presente sul posto insieme a tante altre. Ci fu un fuggi fuggi generale. Le persone, prese dal panico, si misero a correre per ogni dove, travolgendo chiunque incontravano sul loro cammino. Molti dei presenti per la fretta di scappare sono caduti nel lago. L’esorcista ebbe un bel da fare per far tornare la calma, ma c’era per lui un altro esorcismo da fare perché la nuova indemoniata si contorceva ed urlava, bestemmiando e imprecando contro tutti. La scena era da terrore e tutto accadeva davanti la statua del Santo che, paziente e rassegnato se ne stava là muto a guardare.
Oggi tutto questo non succede più. Satana non entra nel corpo di nessuno non solo perché non ci sono più persone che credono nelle possessioni, ma soprattutto perché si è portati a pensare che sia meglio mettersi nelle mani degli psichiatri che non nelle mani degli esorcisti.