La nostra rivista dopo avere pubblicato nei precedenti numeri un omaggio ai falegnami, ai barbieri, ai forgiari e ai conducenti “di li trirruoti” Guzzi del nostro borgo, oggi si occupa in generale di li “CUSTURIERI” (sarti) di la Serra che con il loro mestiere del cucito, hanno protetto più generazioni dalle rigide intemperie invernali, migliorando pure l’aspetto esteriore dei cittadini serresi durante le feste nominate. Oggi sparito, questo tipo di artigianato, considerato più pulito degli altri mestieri, iniziò a Serra oltre 100 anni fa, quando nel 1915 il capostipite di li custurieri serresi, Mastru DOMENICO SODARO classe 1896 (chiamato anche dai suoi colleghi, lu Summastru, sommo maestro), dopo avere frequentato un corso di taglio a Napoli, aprì al pubblico a Serra una bottega di sarto, dove lavorò quasi ininterrottamente ( togliendo i 3 anni di guerra e i 5 anni di Canadà tra il 1927 e il 1932) fino alla sua morte avvenuta nel 1976. Con lui l’abbigliamento passò da una fase primordiale e approssimativa di cucire eseguita dai praticoni, ad una fase scientifica di taglio su misura dove con l’uso di righe e squadri non si poteva sbagliare. Tecnica ancora usata dai grandi sarti e dai grandi stilisti. Mestiere sacrificato quello di sarto come tanti altri, perché essi trascorsero la loro vita chiusi nelle botteghe a consumarsi gli occhi e la mente, per guadagnarsi appena il pane quotidiano, almeno fino agli anni 60’, allorquando l’economia italiana s’impennò in modo esponenziale per tutti alloquando subentrarono man mano le aziende di abbigliamento. Gli strumenti da lavoro dei sarti, erano piccoli e numerosi: l’ago, il filo, il ditale, la forbice, il metro elastico, il gesso, le righe e gli squadri per il taglio, il ferro da stiro prima a carbone e poi elettrico, “li pannucci” umidi di cotone per stirare i pantaloni, le giacche e i gilet finiti; e poi le macchine da cucire Singer, Necchi, Wilson con il loro tipico rumore metallico a mitragliatrice! E poi ancora il tavolo basso rettangolare di legno, munito di stretti contenitori ai lati, dove venivano riposti gli utensili necessari per cucire nelle pausa pranzo. Ed infine un banco alto e lungo per il taglio dell’abito, dove avveniva la prima fase del lungo iter e dove la stoffa informe man mano prendeva forma avvicinandosi sempre più al tratto fisionomico del cliente. Il taglio era la madre di tutte la battaglie perché effettuato sulle misure reali della persona, comunque misure rettificate e perfezionate durante la prova del vestito. Le botteghe erano costellate da apprendisti grandi e piccoli (li Discipuli) che convergevano verso le botteghe dei custurieri che rappresentavano a loro volta, scuole vere e proprie di cucito per chi voleva imparare il mestiere. Li discipuli erano guidati e organizzati dai Mastri così come nelle scuole pubbliche gli alunni erano educati dai Maestri: ecco perché c’era più rispetto e tolleranza di oggi, perché la morale del rispetto, con tratti certo bigotti, serpeggiava nella società di allora, frenando invero le pulsioni dei giovani dirette alla violazione delle regole civili. Per motivi di spazio abbiamo parlato di loro in generale evidenziando alcuni connotati che li accomunavano. Adesso andiamo a vedere chi erano e chi sono, quest’ultimi in pensione.
Come dicevamo nella premessa, il primo custurieri di Serra fu DOMENICO SODARO che da Spinetto, dov’era nato si trasferì a Terravecchia per motivi matrimoniali. La sua bottega, per chi non lo sapesse, era a pianoterra a venti metri dall’attuale Bar Tassone ( per noi sempre Bar Fiorindo) sulla destra direzione ex carcere. Il suo più antico apprendista fu Mastru BRUNINO CANDELORO ( Lu Pulici) classe 1906, che successivamente divenne autonomo e aprì una bottega vicino l’attuale pizzeria “La Baita” di fronte più o meno la posta. Veniva sempre a trovare mio nonno, me lo ricordo con il suo sorriso di uomo buono e per la sua gentilezza che dimostrava ogni qualvolta incontrava noi nipoti, quale rispetto riflesso per il suo antico “Summastru”! Altro grande allievo poi divenuto fine Mastru fu MICHELE VINCI classe 1903, via Sette Dolori, per chi non lo conoscesse padre di Angelo, Ciro, Biagio, Peppe, Bruno, Gina e Stella Vinci. Mi ricordo alcuni suoi famosi allievi come Peppe Grenci ( Tana, da parecchio in Svizzera) e Vito Carello sposato con Rita Condina, da molto a Torino.Tutti ricordano a Spinetto Mastru VINCENZINO BORELLO classe 1923, per la sua bravura, competenza e gentilezza, aveva la bottega di fronte all’alimentari prima di Gigino Simeoli e poi di Fofò Colonnese oggi chiuso. Era stato prima discepolo del Summastru Sodaro e poi di Brunino Candeloro. Sotto di lui e insieme a lui a Spinetto, ricordiamo i mastri ALDO REGIO (Vicino chiesa di Spinetto), zio dei dottori Lello e Salvatore Regio, e DOMENICO CARTOLANO, artigiano bravo ed intelligente che teneva banco nella sua bottega e lavanderia, ubicata sotto il ponte che divide i due quartieri di Serra; NICOLA MACRI’ divenuto poi noto Vigile Urbano. Sempre a Spinetto ma proveniente da Soriano, perché sposatosi a Serra, ricordiamo con affetto Mastru VINCENZO STIRPARO classe 1903 che aveva la bottega a sinistra prima della chiesa di Spinetto (oggi negozio alimentari), poi trasferitosi a Crotone nel 68’, padre del noto scrittore e poeta prof. Mimmo Stirparo. A Spinetto alla via Venezia, aveva la bottega di sarto Mastru VINCENZINO FIGLIUZZI ( lu pisciatu), umile e riservato che abitava a Terravecchia dov’era sposato con commare Rosaria “La Titari”: figli, la defunta Maria insegnante, Bruno e Domenico ( Zzèllo), oggi pensionati. A Terravecchia ricordiamo Mastru DOMENICO VINCI classe 1906 (Turibello) detto anche “Lu viscuvu” per il suo aspetto aristocratico che aveva frequentato la famosa scuola di taglio “Salmoiraghi”di Torino, padre del compianto Totò, di Teresa e Salvatore Vinci. Aveva la bottega prima sul corso Umberto ( ex negozio di Bice Scoppetta oggi gioielleria) e poi sulla via Filangieri. Organizzò negli 50’ corsi di cucito e di taglio. Oltre quest’ultimo, a Terravecchia primeggiava mastru COSMO CARCHIDI (Lu Paciudu), zio di Mimmo, Turino Carchidi e delle gemelle Teresa e Caterina fra gli altri. Era stato pure lui discepolo fedele e rispettoso del Summastru Sodaro a cavallo degli anni 30’ e 50’ ed oltre. Con lui ha lavorato il bravo e rispettoso FRANCO CARELLO, che mantenne l’antica scuola di taglio appresa dal suo maestro, padre di Vito Carello sposato con Daniela Rachiele. Ricordiamo ancora fra i sarti con affetto e stima Mastru ANTONINO ITALIANO (Lu Francesi), nonno dell’omonimo Tonino, noto titolare dell’autolavaggio di San Rocco; Infine ricordiamo, perché più giovani rispetto a quelli già menzionati e forse perché gli ultimi sarti di generazione tradizionale, Mastru MICHELE ARIGANELLO ( Lu Mutilatu), poi trasferitosi a Torino e Mastru FRANCESCO MANNELLA ( Lu Manniedhu) proveniente dalla bottega Sodaro, poi trasferitosi in Germania, quando ormai le industrie dell’abbigliamento iniziavano a prendere il sopravvento sui poveri artigiani. Ricordiamo infine gli ultimi sarti come Mastru BRUNO FIGLIUZZI (Caromba) – che ebbe come mastro un altro BRUNO FIGLIUZZI (Ciccone) e poi Macri’ e Regio – e BONAZZA GIUSEPPE di Spinetto che pensarono bene ad aprire insieme alla sartoria anche una lavanderia. Si aggiunge, un altro sarto serrese, tal RAFFAELE VELLONE (Luzzu lu bidellu) che aveva la sartoria in zona “Li ponti” e che poi si è trasferito in Canada. Il mondo dei custurieri serresi è sparito come tanti altri mestieri antichi, ma noi abbiamo voluto ricordarli per il ruolo primario che hanno avuto in quel contesto sociale semplice e romantico che fu la Serra antica.
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