1 e 2 Novembre, due festività che all’apparenza sembrano celebrare ricorrenze differenti, ma che in realtà sono estremamente legate. Facciamo, però, un passo indietro e torniamo nel passato per analizzare le loro origini e i loro significati. 1 Novembre, la festa di Ognissanti, ha delle origini molto lontane, vede come primi protagonisti le popolazioni celtiche, le quali dividevano l’anno solare in due periodi: quello del rigoglio della natura, festeggiato nel mese di Maggio e il periodo della quiescenza sinonimo di quiete, appunto, della natura che veniva celebrata a metà autunno. Questa ricorrenza per molto tempo fu esclusivamente associata, nel mondo romano, ad un valore pagano in quanto con essa si celebrava Pamona per salutare il periodo agricolo produttivo e che dopo tempo subì delle modifiche facendola cadere tra la notte del 31 ottobre e il I di novembre, notte delle calende d’inverno, intesa come momento di maggiore contatto tra i vivi e i morti. Poi, da quando Cesare conquistò la Gallia le due feste, celtica e romana, si integrarono. Con l’avvento al pontificato di Bonifacio IV acquisì un valore cristiano. Poiché, questa scelta non mise d’accordo le popolazioni con credenze differenti il giorno venne appellato come festa di Tutti i Santi in quanto,essi, anche se in periodi differenti erano celebrati dalle varie collettività e, secoli dopo, per rafforzarne il valore si decise di introdurre un’altra ricorrenza , quella dedicata ai defunti. Venne scelto proprio il primo giorno di novembre dal papa Gregorio VII in occasione dell’anniversario della consacrazione di una cappella a San Pietro alle reliquie “dei santi Apostoli e di Tutti i Santi, Martiri e Confessori e di tutti i Giusti resi perfetti che riposano in pace in tutto il mondo”. Nel 1475 la festività venne resa obbligatoria in tutta la Chiesa d’Occidente da Sisto IV e il primo di giugno del 1949 la Costituzione Italiana inserì tale giorno tra quelli considerati “festivi”. La commemorazione dei defunti, invece, fu istituita nel 998 d.C.,in quanto si pensava che in questo periodo i morti entrassero in contatto con i vivi, per opera di Odilone di Cluny, abate, il quale udendo da un pellegrino dell’esistenza di un’isola laddove si potevano ascoltare le preghiere delle anime del purgatorio per la loro liberazione, decise di offrire un’Eucarestia al Signore “pro requie omnium defunctorum”. All’inizio tale celebrazione interessò soltanto i monasteri appartenenti alla congregazione dell’Abate ma a partire dal XIII secolo venne riconosciuta da tutta la Chiesa Occidentale. Due ricorrenze sì differenti, la prima attua a festeggiare Tutti i Santi, quelli noti e quelli, quelli canonizzati e quelli no, un momento quindi di festosità ,la seconda più un momento di “pausa”,di dialogo con il proprio passato e le proprie origini per ricordare chi non c’è più , ma legate non solo da un punto di vista storico ma anche da uno “ideale”. Entrambe, infatti, celebrate con l’unico obiettivo di ricordare chi ci guarda dall’alto e ci protegge, perché ciò che rende i santi e i defunti realmente vivi è proprio la devozione nei loro confronti e il ricordo di essi, poiché come sostiene Isabel Allende non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo ed è attraverso queste due solennità che ci si ferma durante lo scorrere incessante dei giorni della vita e si rende loro onore con gioia agli uni e con un velo di tristezza agli altri.
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19 Maggio 2024