L’imperatore greco, Alessio Comneno, aveva inviato un ambasciatore al Pontefice per supplicarlo di venire a presiedere un Concilio generale che avesse posto fine alle controversie sollevate tra la Chiesa d’Oriente e la Chiesa d’Occidente, e d’intervenire contro il pericolo della Cristianità minacciata dalle incursioni giornaliere degli infedeli. Altri sovrani avevano implorato l’intervento di Urbano II per la liberazione della Terra Santa dalle piraterie e dalle violenze degli infedeli. Lo stesso sovrano greco scriveva a Roberto, Conte di Fiandra: “Da Gerusalemme fino alle regioni europee della Tracia… tutto è caduto in mano ai barbari. Non resta più che Costantinopoli; se Dio e i fedeli latini non vengono prontamente in nostro soccorso, Costantinopoli stessa soccomberà… In nome di Dio, per pietà per tutti i cristiani d’Oriente, ve ne scongiuriamo, armate tutti i fedeli guerrieri di Cristo, grandi e piccoli, cavalieri e semplici soldati. Mettetevi alla loro testa e venite in nostro soccorso… “.
Il Papa, col suggerimento anche del suo consigliere, stimò che la migliore soluzione del duplice problema, che complicava da una parte le pretese dello scisma greco, e dall’altra le aggressioni dell’Islamismo contro la Cristianità, fosse l’iniziativa di una Crociata. Essa sola poteva efficacemente impedire 1’invasione dei nemici di Cristo e della civiltà, e offrire ai fedeli separati la più bella occasione per riconoscere l’autorità della S. Sede.
Un pellegrino, ritornato da Gerusalemme, era venuto a fare al Pontefice un lugubre quadro dei cristiani che gemevano sotto il giogo dei mussulmani. Il pellegrino era Pietro l’Eremita (Pierre l’Ermite). San Bruno prese l’occasione per farne un ardente missionario per la pace della cristianità, facendogli dare dal Papa il titolo di predicatore di una santa spedizione. Con tutti i privilegi di un missionario pontificio, Pietro l’Eremita, con la sua fede ardente e la sua parola di fuoco, sollevò l’Italia e la Francia. L’ora sembrava provvidenziale: Urbano II incoraggiato da S. Bruno, era in procinto di far intendere la sua voce e lanciare in faccia al mondo un progetto che sarebbe stato una follia, se non fosse stato ispirato da Dio.
Pietro l’Eremita, novello Geremia, ritornava scortato da un grande numero di uomini armati di bordone da pellegrino e della spada da cavaliere: tutti venivano ansiosi di partecipare al Concilio di Clermont, il quale doveva riprovare la violenza e la pirateria mussulmana, promulgare la celebre Crociata, inaugurando la rinascita della civiltà.
Bruno e Ruggero durante l’assenza del Papa.
Urbano II, volendo assicurare il buon esito del futuro Concilio, doveva visitare le più importanti città di Francia e rendersi conto della situazione morale, dell’esecuzione dei decreti emanati e della necessità di quelli che si dovevano proclamare a Clermont. L’esecuzione di quel progetto esigeva un anno di viaggio da parte del Papa, ed era indispensabile che, durante quella assenza per la preparazione della Crociata, fosse premunito contro i pericoli che potevano minacciare la Sede di Roma e le riforme già ottenute in Italia.
“San Bruno e il suo amico re di Napoli offrirono, per la felice esecuzione di quel piano grandioso, tutte le garanzie desiderate. Il Santo avrebbe vigilalo sugli affari amministrativi e Ruggero, conte di Sicilia, si sarebbe occupato della difesa militare. La profonda saggezza del consigliere del Papa, del Fondatore dei Certosini, rifulge in questo meraviglioso progetto, afferma il Conte di Villeneuve.
Si vede chiaramente come era distinto il lavoro del grande Pontefice e quello del suo maestro, tanto modesto quanto abile. Era Bruno che restava al focolare delle difficoltà, presso la Sede dell’autorità, a Roma, minacciata dall’antipapa Giliberto e dal suo pessimo protettore Enrico IV.
Bruno, l’ispiratore della Crociata, restava lungi da tutta la sua elaborazione esterna; a Bruno la missione nascosta della prudenza e della vigilanza; al Pontefice, la messa in atto di tutto il prestigio della sua suprema dignità, in faccia al mondo. San Bruno restò a Roma, nel 1095, per attendere all’amministrazione centrale, mentre Urbano II, ispirandosi alle idee del Fondatore dei Certosini, promulgava la Crociata nel centro della Francia
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